Report, 31 luglio 2008 (1)
A cura di S. Santamaita, F. De Giovanni, A. D’Angelo e D. Chiat
L’Istituto Mary Chapman
Siamo arrivati a Yangon non sapendo quale situazione avremmo trovato dopo il ciclone: con un certo sollievo abbiamo avuto modo di verificare che l’emergenza generata dal Nargis era stata in gran parte superata. L’attività scolastica all’Istituto è cominciata con 15 giorni di ritardo, ma a distanza di tre mesi dalla catastrofe la situazione sembra tornata alla normalità.
I guasti relativi all’impianto elettrico sono stati risolti e anche i problemi relativi alla distribuzione dell’acqua potabile sono quasi del tutto superati. Un dormitorio delle ragazze ed un’aula mostrano ancora segni evidenti di infiltrazioni e necessitano di interventi di riparazione del tetto (iniziati durante la nostra permanenza) ma sono comunque agibili.
La Direttrice ci ha mostrato i progetti relativi a due nuove sedi dell’Istituto che intendono costruire in altre parti del Myanmar al fine di raccogliere altri ragazzi che attualmente, magari a motivo delle distanze, non ricevono sostegno. Il progetto è ambizioso e il solo pensiero di affrontarlo sta a significare una relativa tranquillità rispetto alla gestione ordinaria della quotidianità (anche se poi ha ammesso che le scorte di riso di cui dispongono sono sufficienti solo per i prossimi tre mesi).
La Scuola di Shiatsu & natural healing
Gli studenti che hanno seguito questo ciclo del corso di formazione sono stati suddivisi in due gruppi.
Il primo gruppo raccoglie gli studenti più giovani e meno esperti, alcuni dei quali stanno seguendo la scuola dall’inizio, mentre altri si sono aggiunti negli ultimi due anni. A loro è stato proposto un insieme di pratiche basato sullo studio della postura e degli esercizi correttivi, oltre alla pratica di semplici trattamenti di Shiatsu. Il secondo gruppo raccoglie i tredici maggiori in età (più di 18 anni) che hanno seguito il corso di formazione fin dall’inizio.
A questo gruppo sono state proposte delle lezioni più approfondite e, alla fine del modulo formativo è stato fatto loro un esame di verifica attraverso il quale hanno ricevuto un riconoscimento di operatori qualificati. I criteri di giudizio: la qualità della pressione, il respiro (cioè la sensibilità nel contatto), la capacità di utilizzare le tecniche. Al termine della verifica dieci studenti sono stati assegnati al livello “2” (buone capacità, da sostenere con un maggiore allenamento personale); tre studenti, Zaw San Aung, Lon Hai e Lon Main Mhwar, sono stati giudicati capaci di proporsi come operatori professionali (gruppo “3”). Sono loro i primi tre diplomati della Scuola di Shiatsu del Myanmar!
Sviluppi del Centro di Shiatsu
Per lo sviluppo dell’attività del Centro abbiamo proposto uno schema di attività settimanale per gli studenti della Scuola di Shiatsu:
• due pomeriggi alla settimana (dalle 14,30 alle 16,00), pratica di studio dello shiatsu, guidata dai più grandi e/o più esperti sulla base delle esperienze fatte e su quella delle dispense, che costituiranno la “guida del mese”;
• il sabato, dalle 11,30 alle 16,30 il gruppo dei più grandi farà libera offerta di trattamenti a persone dell’Istituto e dall’esterno (parenti, amici, conoscenti).
I “pazienti” potranno lasciare un’offerta libera che costituirà in parte un primo fondo per l’associazione di Shiatsu, una parte per i ragazzi che faranno i trattamenti e una per l’Istituto che li ospita.
• occorre una segreteria (persona udente), che prenda e gestisca gli appuntamenti per i trattamenti (anche a domicilio, come per esempio quelli all’ambasciata italiana), garantendo la qualità dell’associazione di shiatsu e mandando i ragazzi più esperti e qualificati;
• abbiamo incaricato la signora Nwe Nyì di essere il referente di Share per il progetto dello Shiatsu all’interno della Mary Chapman. Dovrà quindi seguire e curare gli sviluppi dell’attività, monitorarli e riferire a Share.
Un nuovo progetto?
Un problema particolare si pone per tutti i ragazzi non udenti della Mary Chapman quando, al termine del periodo di studi, devono necessariamente lasciare l’Istituto. Lì hanno vissuto fino a quel momento con una condizione dignitosa, assicurata anche dalla condivisione della lingua dei segni, in una comunità in cui non sono “diversi”, senza sentire gli strappi della disabilità. Molti però, alla fine degli studi, tornano in villaggi lontani centinaia di chilometri, con famiglie che nulla hanno vissuto del loro percorso e che spesso sono incapaci di integrarli con la stessa dignità sociale acquisita in Istituto. Abbiamo osservato qualche caso di impatto psicologico grave che hanno i ragazzi di ritorno dalle “vacanze” in famiglia. La Mary Chapman non si occupa di questa fase di “rilascio” dei ragazzi, per la quale noi di Share, invece, potremmo dedicare la nostra attenzione e provare a intervenire a sostegno. Ci proponiamo di elaborare un progetto in proposito.