Primi aiuti di Share-Tubasange al campo di Nyabiheke

Ogni anziano riceveva una coperta e due pezzi di sapone; ai bambini si davano un paio di pantaloni e una t-shirt, alle bambine dei vestitini, a tutti dei biscotti… Ma a un certo punto abbiamo dovuto fermare la ditribuzione: c’erano troppe persone e poi si alzavano proteste di chi diceva di dover essere nella lista ma non veniva chiamato e chi contestava la composizione stessa delle liste. Alla fine abbiamo deciso di lasciare il resto delle cose nelle mani del responsabile del campo.
Si erano fatte già le 5 del pomeriggio e dovevamo ritornare a Kigali. Ci è diapiaciuto non poterci fermare a giocare con i ragazzini del campo come avevamo programmato, così abbiamo lasciato all’asilo del campo i palloni che avevamo portato. Ildephonse si è scusato per la confusione e ci ha assicurato che la prossima volta tutto sarà meglio organizzato. Abbiamo accertato che uno dei problemi maggiori nel campo è la scarsità del cibo: a stento si mangia una volta al giorno e la maggior parte delle volte solo chicchi di mais seccati, e chi non ha la possibilità di macinarli li deve mangiare interi. I bambini, ovviamente, hanno grandi difficoltà a nutrirsi in questo modo, ma non hanno altra scelta! Abbiamo chiesto loro se avessero la possibilità di coltivare, ma di terra a disposizione ce n’è poca e se solo avessero un po’ di denaro per affittarla…!
L’UNHCR e le altre NGO sostengono i bambini che vanno alle classi elementari, ma non tutti trovano posto e pochissimi possono accedere alle medie e alle superiori (solo quelli che sono al campo da più tempo) e così i nuovi venuti non hanno proprio niente qui nel campo: molti scappano via e diventano ragazzi di strada, molte bambine si prostituiscono.
Al campo c’è un ospedale, ma mancano strumenti e medicine. Fra le malattie più frequenti, oltre a quelle derivanti dalla mancanza di igiene, HIV e malaria.
Siamo stati quasi tutto il tempo a distribuire gli aiuti e non abbiamo avuto più di tanto la possibilità di parlare direttamente con le persone, per capire meglio i problemi e i bisogni più urgenti. Ma abbiamo potuto vedere con i nostri occhi che vivono nelle condizioni peggiori e che non hanno alcuna speranza di poter tornare alle loro case e di riuscire a superare la loro difficile condizione qui nel campo.
Dall’ultima nostra visita sono arrivati molti più rifugiati e ancora ne continuano ad arrivare. Per questo, ogni tipo di sostegno sarà di grande aiuto per questa gente.